#ComeCambiailMioServizio Infanzia

Quotidianità ritrovata

Gli asili nido continuano il loro lavoro anche durante l’emergenza. I bambini hanno bisogno ritrovare la loro ruotine quotidiana e le educatrici fanno di tutto per restare una figura di riferimento per loro, ma anche per i genitori.

Monica Rizzieri, coordinatrice dei servizi infanzia ci racconta quali sono le modalità scelte per contiunare il lavoro con i bambini e alleviare il loro stress dovuto ad una situazione così atipica.

#NOICISIAMO

Quotidianità ritrovata

L’ultima settimana di febbraio è stata vissuta dai servizi 0-6 dell’infanzia, come un segno premonitore di ciò che sarebbe accaduto successivamente: il 5 marzo la chiusura totale. Se ripercorro con la mente quelle giornate forse il momento più difficile è stato il giorno prima della chiusura, quando siamo stati impegnati tutta la giornata a capire cosa sarebbe successo l’indomani, e nel tardo pomeriggio la notizia definitiva: tutti i servizi per l’infanzia, scuole ecc chiusi.

In un primo momento ho cercato la modalità più adeguata per comunicare a tutti i genitori che l’indomani i servizi del nido e ludoteche sarebbero rimasti chiusi: è vero la tv ne aveva parlato ma volevo essere sicura che tutti lo sapessero.

I primi giorni sono stati di totale disorientamento, perché capire cosa era meglio fare soprattutto per i bambini della fascia 0-3 non è stato così semplice; il lavoro educativo si basa fondamentalmente sulla relazione e pensare a “qualcosa” o qualche strumento che la potesse sostituire è stata un’impresa titanica. Con le diverse equipe educative ci siamo confrontate e attraverso uno scambio di pensieri e proposte abbiamo deciso di iniziare un contatto con i bambini attraverso l’uso del cellulare.

L’utilizzo di questo strumento può porre infinite questioni educative, ma se utilizzato con cognizione di causa e supportato dai genitori, può diventare un buon “alleato” in questo momento così particolare. Il lunedì successivo abbiamo iniziato con la produzione di video di canzoncine legate soprattutto alle routine del nido, attività che si fanno e lettura di libri: tutto è stato fatto con materiali che i bambini già conoscevano per far si che potessero ritrovare alcuni punti fermi nella loro quotidianità. Le educatrici si sono alternate quotidianamente in modo che ogni bambino potesse ritrovare la sua figura di riferimento.

Questo lavoro viene fatto tutti i giorni: le educatrici mi inviano i video e io li giro ai genitori. Da inizio aprile abbiamo proposto ai genitori (per coloro che lo desiderano) di inviarci foto o video: la proposta è stata accolta calorosamente dalle famiglie e le educatrici hanno potuto vedere i cambiamenti fatti in questo ultimo periodo. Certo questi strumenti servono per tenere quel “filo” sottile che in questo momento è sospeso, con la speranza che si possa trovare una modalità adeguata anche per la fascia 0-6.

Sicuramente questo lavoro è stato ed è tutt’ora possibile grazie all’entusiasmo e alla volontà di tutte le equipe educative che hanno saputo convogliare le loro competenze con strumenti che possono apparire come lontani dai contesti educativi.

Dopo un primo periodo di assestamento ho proposto ai genitori uno sportello pedagogico di ascolto, un momento in cui i genitori si possono confrontare e dalle “chiacchierate” viene fuori che le problematiche nascono da una nuova “realtà” a cui i genitori non erano preparati, soprattutto perché sprovvisti di quella rete famigliare (nonni, zii..) che di norma li sostengono e che in questo momento è venuta meno.

Ricordo sorridendo la telefonata di una mamma che esordisce dicendo: “Monica ho bisogno che mi aiuti a rimettere insieme i pezzi perché ho perso il senso di questa quotidianità. Mi rendo conto di non riconoscerla e di non sapermi muovere al suo interno”. Insieme abbiamo riflettuto e considerato che i bambini hanno bisogno di ritrovare una quotidianità fatta di routine che per loro è di fondamentale importanza, dà sicurezza e non disorienta.

Così come il video inviato da un genitore in cui la bambina diceva alle educatrici: “non si può uscire perché ci sono i carabinieri e il virus, quando vanno via usciamo”

Questi piccoli aneddoti mi danno la forza di guardare avanti e pensare ad un futuro educativo diverso, ce lo dovremo reinventare, cercando di non perdere di vista i cardini pedagogici e di progettazione educativa, inseriti in una realtà che ci appare “sconosciuta”.

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