#ComeCambiailMioServizio Sollievo(2)

Arginare il mare

Come una valanga l’epidemia COVID-19 si è abbattuta anche sui servizi nati per favorire l’inclusione sociale dei soggetti affetti da disturbi mentali, e/o da disagio psichico, costringendoli a riformulazioni, invenzioni, resistenze.

Combattere la solitudine e l’emarginazione che si crea intorno alla persona che vive un problema di salute mentale in questo momento di isolamento forzato è come “arginare il mare con le mani”. Così ce lo descrive Barbara Montanini, coordinatrice del servizio Sollievo.

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Arginare il mare

L’emergenza Covid ha condizionato la vita dei nostri utenti che non hanno e non possono ritrovarsi, non possono uscire ed avere relazioni come erano abituati, con la stessa modalità e frequenza di prima.

La sicurezza degli appuntamenti settimanali, che in specifiche situazioni rappresentava l’unica possibilità di scambio e di confronto, è venuta meno insieme alla speranza di potersi rivedere e svolgere le attività.

Sebbene le costrizioni coinvolgono tutti non si può non pensare come le stesse assumono un significato ed una rilevanza specifica all’interno del contesto del Sollievo, soprattutto se si tiene conto della mission “sociale” e “relazionale” che ha fin da sempre ha caratterizzato il servizio stesso.

Il Sollievo, difatti, rappresenta il luogo e lo spazio dell’incontro, favorendo la relazione e la socializzazione: si esce, si parla, si conosce, si impara. Offre la possibilità di stare in compagnia favorendo momenti di convivialità, di confronto e di riflessione. Inoltre, consente all’ospite l’espressione di sé, grazie alle varie attività che vengono organizzate, sperimentando se stessi nella relazione con l’ambiente esterno.

Improvvisamente tutto ciò è venuto meno. Gli utenti ma anche gli operatori, come anche le famiglie, tutti quanti sorpresi, smarriti e confusi dal caos e dalle incertezze si sono trovati davanti ad un ostacolo che sembrava inizialmente invalicabile.

Come dire ad un ospite di non uscire e di non incontrare l’amico di una vita? Come far comprendere la necessità di non andare al bar o semplicemente di non poter fare una passeggiata? Come sostenere e rendere un momento costruttivo la solitudine imposta, e farla diventare una possibilità per la conoscenza di sé, quando nella vita si è cercato di evitarla?

Dopo un primo momento di smarrimento e di disorientamento, benché fossero presenti sia il timore che la necessità di proteggersi, il Servizio Sollievo ha avuto sempre ben chiara l’esigenza di trovare una modalità diversa di connessione con gli utenti, un modo diverso di stare insieme, consapevole delle difficoltà dovute sia alla mancanza di risorse, di strumenti di comunicazione e di specifiche competenze, sia alla necessità di trovare alternative, un adattamento alla nuova situazione.

Ci siamo interrogati sul da farsi: allentare, fermarsi ed accettare la situazione senza trovare possibili mediazioni o rimboccarsi le maniche e affrontare la situazione come una sfida che richiede coraggio e apertura alla riflessione? Non è stato facile per gli operatori sperimentarsi e fronteggiare una strada nuova, una strada da intraprendere senza l’aiuto di una mappa, ovvero con tutta l’incertezza dell’esito!

Con un clima così destrutturato ha avuto inizio un processo di cambiamento. La svolta è avvenuta quando l’équipe ha condiviso al suo interno le proprie emozioni su ciò che stava accadendo; questo ha permesso al gruppo di sperimentare la propria forza, intravedendo la possibilità di poter sperimentare ciò che fino a qualche settimana prima non veniva minimamente preso in considerazione.

Con l’emergenza Covid-19 l’équipe ha dedicato tempo ad analizzare situazione per situazione e verificarne la stabilità, le risorse e le criticità, tenendo conto anche della condizione della famiglia. Il tempo impiegato in questa analisi ha rappresentato la più nobile possibilità di questo momento. Difatti, la quantità di cose da fare, di ospiti da raggiungere, da corsi da attivare hanno ceduto il posto alla qualità della relazione, portata avanti con un lavoro mirato, più attenzionato al momento dell’incontro, anche se virtuale!

Il Sollievo ha indossato un nuovo abito. Si è presentato piano piano con un nuovo format, gradito agli ospiti, inizialmente incuriositi e divertiti sebbene spaesati. Le chiamate ed i contatti digitali hanno permesso di svolgere una funzione psico-educativa, ovvero hanno consentito di informare, di conoscere il “nemico” e di proteggersi da esso continuando la relazione “interrotta” con modalità altre e alla portata di tutti, differenziandone gli strumenti per quanto possibile.

Forte, infatti, era la preoccupazione che l’isolamento, con tutte le conseguenze del caso, compresa l’impossibilità di far riferimento alle proprie routine, potesse far ammalare la persona al punto da avere una crisi o addirittura rendere necessario un ricovero, situazione da evitare per l’alto rischio sanitario. Significativo il timore della difficoltà a far comprendere e far recepire l’importanza della prevenzione del contagio rimanendo in casa. Tutto ciò ha permesso di affrontare il disagio e di potere parlare della paura come un sentimento che accomuna tutti gli essere umani quando la vita e la sicurezza viene messa a rischio.

L’équipe si è trovata a dover arginare metaforicamente “il mare con le mani” e invece di rischiare di essere sopraffatti dall’acqua ha accettato di munirsi di strumenti e contenitori possibili, alla propria portata, accettando di poter contenere anche una sola goccia se questa si rilevava l’unica azione possibile.

Ciò ha portato ad riorganizzare il servizio, sostituendo i contatti fisici con quelli telefonici, mantenendo la routine dei giorni di frequenza al Servizio e la relazione con gli operatori di riferimento. Si è proceduto con un lavoro di manutenzione dei rapporti con i conduttori dei laboratori invitandoli a registrare messaggi di saluto.

Con il trascorrere dei giorni aumentava il bisogno di rispondere alla necessità di contatto e di scambio, per cui le chiamate sono state sostituite dalla video-chiamate che a loro volta sono state differenziate in chiamate singole e di gruppo! Abbiamo cercato di ripristinare la gruppalità, anche se con modi e tempi diversi. Quindi abbiamo richiesto il sostegno dei familiari per scaricare programmi e piattaforme social. Non si può descrivere la gioia percepita nel viso dell’ospite che finalmente poteva connettersi con gli altri!

Dal confronto e dall’analisi di ciò che emergeva nel contatto con l’utente si è colta la necessità di riprendere alcune delle attività interrotte, affinché il tempo non fosse percepito come un tempo sospeso o il tempo di qualcun altro. Con la partecipazione dei collaboratori si sono riprese le attività artistica, teatrale e musicale, dando la possibilità agli ospiti di ricontrarsi e rivedersi in una cornice conosciuta anche se differente!

Forte è la convinzione che ogni situazione può essere un’occasione di insegnamento e di riflessione: il Sollievo sta facendo i conti con la programmazione futura, poiché nulla sarà o potrà essere come prima, anche se e quando il Covid-19 dovesse non essere più un’emergenza.

Abbiamo percepito tutta la fiducia riposta nel servizio da parte degli attori territoriali, compresi i familiari che ne hanno toccato con mano il valore. Maggiore è stata la condivisione e il lavoro di rete con gli altri servizi. Ma ciò che a nostro avviso risulta essere il più grande insegnamento è che non si deve mai finire di imparare e di sorprendersi perché le persone hanno più risorse di quelle che esprimono e fanno vedere, che le situazioni difficili danno la possibilità di evidenziare aspetti e risorse nuove o sopite, che le persone più fragili mostrano di possedere più resilienza, addirittura anche maggiori delle stesse famiglie.

Ci piace concludere in questo modo: non dobbiamo dimenticare che i servizi svolgono il loro mandato se si mettono sullo stesso piano, nel rispetto della loro specificità. Solo se si lavora in sinergia e si accetta la differenza, vivendola come una risorsa, si può realizzare quel lavoro di rete di cui da tanto si parla e si auspica. Mai come oggi la connessione tra i servizi può risultare la cura “vincente” per dare risposte sempre più efficaci ed orientate alla salute e a benessere degli utenti.

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