#ComeCambiailMioServizio

Con Occhi diversi

La cooperativa NuovaRicerca.AgenziaRES è da sempre impegnata nel sociale. Il Covid-19 ha modificato e cambiato molti aspetti dei nostri servizi e proprio per questo motivo abbiamo sentito la necessità di narrare questi sconvolgimenti.

Inauguriamo, quindi una nuova rubrica #ComeCambiailMioServizio in cui saranno i nostri colleghi a raccontarci le storie di una quotidianità sconvolta al tempo del coronavirus.

Il primo a raccontare la sua storia è Alberto Del Bello, coordinatore della Residenza protetta e Centro Diurno S. Francesco.

#NOICISIAMO


Con occhi diversi

Coordinatore, operatori e ospiti della Residenza

La pandemia ha modificato molto il lavoro all’interno della Residenza Protetta. Prima del Covid-19 i nostri residenti avevano la possibilità di scendere al piano terra della nostra struttura e passare lì la maggior parte della giornata in compagnia dei nostri operatori e colleghi. Ora, però, per la loro sicurezza non hanno più questa possibilità e sono costretti a rimanere al primo piano.

Da questo nasce la necessità di una oculata gestione degli spazi per rispettare le normative in vigore. E proprio a tal fine lavoriamo con tutte le accortezze e precauzioni del caso per evitare in maniera più assoluta il contagio, in quanto sappiamo bene che le case di riposo sono dei possibili focolai ed anche molto pericolosi. La paura più grande è che nonostante il grande zelo che abbiamo messo nel nostro protocollo Covid-19, questo maledetto virus superi le barriere e colpisca i residenti.

Ad ogni modo questo virus ci ha fatto scoprire nuovi modi di comunicare per gli anziani. Sicuramente l’aspetto più particolare che descrive la situazione attuale e che ricorderemo a lungo è l’uso del tablet per le videochiamate. La cosa comune che notiamo in tutti i familiari, appena apriamo la chiamata, è l’immenso sorriso che li illumina; si percepisce la gioia insieme allo stupore di vedere il proprio genitore con un tablet in mano, forse divertiti anche dal fatto che gli stessi anziani stanno sperimentando una nuova tecnologia.

In effetti, da parte loro, gli ospiti stanno prendendo familiarità con il nuovo strumento e iniziano a identificarlo con il mezzo che sostituisce la visita giornaliera a cui erano abituati e ci chiedono loro stessi di fare videochiamate a casa.

Anche chi è affetto da demenza o Alzheimer non è escluso da questa possibilità di vedere un volto e sentire una voce familiare, ed in questi casi resta comunque la meraviglia da entrambe le parti e un aggancio visivo negli sguardi che parla da solo.

Le famiglie soffrono la distanza dai loro cari ma hanno fin da subito capito l’importanza dell’allontanamento fisico, che abbiamo attutato addirittura alcuni giorni prima del decreto in via preventiva consigliando ai parenti di evitare visite. La distanza fisica è colmata comunque con le videochiamate, sistema che come già detto sta funzionando benissimo e tranquillizza i familiari. Devo dire che nonostante tutto, il clima all’interno della casa di riposo è molto sereno e gli ospiti in primis sono sereni e tranquilli. Gli anziani, dopotutto, non sono abituati ad uscire, ma stanno sperimentando anche loro, all’interno della residenza, una condizione nuova di calma e tranquillità che per fortuna non li ha abbattuti moralmente.

Il futuro, però resta ancora molto incerto, senza una visione chiara o elementi che ci permettano di fare pronostici a lungo tempo.

Credo che per la prima volta nella nostra vita abbiamo conosciuto una forma di paura che prima non avevamo mai incontrato: quella di toccare un oggetto, di sfiorare una persona, di respirare accanto ad una persona, di sentirsi nudi senza una mascherina sul viso.

Non abbiamo neanche avuto il tempo di prepararci a questa nuova “paura”. E come sempre, quando proviamo paura per la prima volta di qualcosa, sono sicuro che anche quando la pandemia sarà passata, rimarrà nelle nostra memoria un residuo di timore, un campanello di allarme che suonerà in presenza delle folle, di una persona che ci tossisce troppo vicino o quando si stringerà la mano a perfetti sconosciuti.

Ma come è già successo in altri casi di emergenza, le difficoltà rendono il nostro gruppo molto più unito del solito ed ogni comparto di lavoro sta facendo sacrifici per dare quel qualcosa in più che sia utile al bene di tutta la residenza.

Questo è un aspetto molto importante che fa la differenza tra un gruppo che crede nel valore della cooperazione e uno che non lo vive nel vero senso del termine: l’operatore deve vedere il mansionario che identifica le competenze della propria figura professionale, come il minimo da cui partire e non il cerchio che delimita le proprie azioni.

In questa ottica l’operatore offre quel qualcosa di personale e gratuito e lo mette a disposizione di tutti: una competenza acquisita, un aiuto ad altri settori di lavoro, la ricerca di soluzioni innovative e creative per aumentare il benessere degli ospiti. Questa è una risposta/reazione positiva ad un evento che causa per sua natura tensione e trasformazione dei processi lavorativi destabilizzandoli. Non è scontato che la reazione sia sia sempre positiva. Per fortuna questa volta lo è stata e sono molto contento.


Abbiamo fatto alcune domande ad una nostra ospite della Residenza su questo tempo incerto.

La prossima settimana pubblicheremo le sue risposte, pregne di quella saggezza e lungimiranza che solo i saggi hanno.

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