Impresa Sociale

Impresa Sociale

Wikipedia definisce l’impresa sociale come colei che comprende tutte quelle imprese private, comprese le cooperative, in cui l’attività economica d’impresa principale è stabile e ha per oggetto la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sociale e di interesse generale.

I materiali che andiamo dunque a proporre possono essere saggi e articoli che riflettono sulla natura di questa particolare figura giuridica; normative e riferimenti legislativi che la riguardano; dati e ricerche che ne descrivono il fenomeno e l’evoluzione; dibattiti e critiche… Insomma tutto quanto possa consentire di conoscere meglio una categoria alla quale appartiene la nostra stessa cooperativa e il contesto nel quale essa opera.

Il tutto per mantenere viva quella velleità che ci motiva: essere sempre più imprenditori sociali capaci e competenti. Soggetti che sappiano unire la capacità di costruire utilità di impresa con quella di costruire utilità sociale.

Nel numero 895 di Internazionale (il settimanale che raccoglie articoli prodotti dalla stampa estera) l’articolo di copertina è un ottimo servizio di Jonathan Mahler per il New York Times Magazine. L’articolo descrive la scuola 227 che è una public school del Bronx la quale nell’arco di pochi anni ha aumentato in maniera molto significativa le percentuali di profitto dei suoi allievi. Il tutto è avvenuto come conseguenza dell’arrivo di un nuovo principal, il quale applicando programmi federali sull’istruzione, ma con ampia libertà di azione e mettendo in campo estrema creatività e spirito di intraprendenza, è riuscito a costruire una scuola fortemente misurata sulle necessità dei ragazzi che la frequentano.

La segnalazione di quest’articolo è motivata dagli spunti che esso offre a partire da una situazione esemplare in cui c’è un servizio di pubblica utilità, che agisce con criteri aziendali e in un sistema di risorse limitato e che costruisce la sua azione in maniera strettamente connessa con la comunità. Sembrano esserci dunque molti spunti interessanti che chiaramente vanno trattati con tutte le cautele della estrema distanza di questo esempio, ma comunque possono portare elementi di riflessione di provocazione rispetto alle caratteristiche che occorre perseguire nella costruzione delle nostre imprese sociali.

Ma non la tiriamo troppo per le lunghe ed auguriamo semplicemente buona lettura.

L’articolo

Un concetto di recente elaborazione che scaturisce dai cambiamenti della cornice politica ed economica di questi ultimi anni. Un concetto che prevede un legame molto stretto tra l’impresa stessa e il contesto territoriale nel quale essa occupa, laddove la comunità assume un ruolo di carattere fondamentale: non un semplice bacino di utenti, ma un attore fondamentale che partecipa anche al governo e al sistema di risorse cui la cooperativa fa riferimento. In una fase di difficoltà economica e di restringimento delle risorse che il sistema pubblico è in condizione di investire sui servizi, questa appare una strada da percorrere per l’impresa sociale. Una strada che comporta un riallineamento con la sua motivazione iniziale e con la sua natura di impresa che sorge dalla comunità, in stretta alleanza con la comunità; una strada che diverge rispetto a quella scelta intorno alla metà degli anni ’90 e progressivamente accentuatasi, nella quale il modello era quello di una aziendalizzazione sempre più spinta, volta a fare efficienza e a costruire competenze tecniche di gestione di impresa.

Gli elementi fondanti di un modello di questo tipo sono quindi una grande capacità di fare rete e di costruire alleanze territoriali intorno ad obiettivi o meglio a bisogni ben definiti; alleanze che comportano una capacità di individuare soluzioni credibili e sostenibili intorno a problemi reali e che dimostrino di saper risolvere i bisogni concreti che le soggettualità più fragili mettono in agenda. Alleanze che comportano una grande capacità di governare processi complessi e di costruire accordi importanti intorno ad essi; capacità di ideare soluzioni innovative e costruire cooperazione tra differenti volontà e risorse; capacità di mettere insieme attori poco abituati a collaborare, ma che intorno ad obiettivi chiari e a risultati che possano essere presidiati efficacemente siano in condizione di interagire efficacemente. Il tutto senza comunque dimenticare la dimensione impresa e quindi le qualità di gestione efficiente, di controllo sui processi, di amministrazione attenta e razionale, di certificazioni e contratti e forniture e flussi di lavoro e finanziamenti.

Proponiamo dunque un documento dal titolo “Impresa Sociale di Comunità. Strumenti per la creazione e la gestione” a cura di Marina Demozzi e Flaviano Zandonai. Si tratta di uno studio di grande spessore che su questo argomento svolge un ampio lavoro teso a descrivere tutto il complesso sistema che attiene all’impresa sociale di comunità, problematizzando e proponendo soluzioni.

Proviamo ad offrire un indice ragionato di risorse che sul web si occupano di impresa sociale e che possono in questo modo offrire informazioni e documenti utili a tutti coloro che volessero affrontare questa tematica in maniera seria e approfondita.

  • Centro Risorse per l’Impresa Sociale – si tratta di uno strumento di sostegno e di sviluppo dell’imprenditorialità e si muove all’interno di politiche di sviluppo locale che coniughino le tematiche del lavoro, della partecipazione, della lotta alle discriminazioni e della promozione dei diritti di cittadinanza. E’ frutto della collaborazione di una serie di soggetti pubblici e privati collocati nell’area nord-est milanese.
  • Make a Change – è una associazione di soggetti che opera per lo sviluppo di imprenditoria sociale e la crescita del settore. In particolare essa è l’autrice del concorso “Il più bel lavoro del mondo” con il quale vengono promossi i più interessante progetti di impresa sociale.
  • Impresa a Rete – Oggi aderiscono ad IR oltre 30 soggetti dell’economia sociale italiana, in gran parte cooperative sociali e consorzi di cooperative sociali, ma anche associazioni o singoli individui impegnati sui temi del welfare e dell’economia sociale, dislocati sull’intero territorio nazionale.
  • Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (CNCA) – Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) è una Federazione a cui aderiscono circa 250 organizzazioni di tutta Italia, suddivise in 16 federazioni o aree regionali. È presente in tutti i settori del disagio e dell’emarginazione, con l’intento di promuovere diritti di cittadinanza e benessere sociale.
  • Consorzio Gino Mattarelli (CGM) – Nato nel 1987, costituisce la più grande rete italiana di imprese sociali. Con le sue oltre 10.000 unità operative di servizi presenti in tutte le regioni, 70 provincie, 5.000 comuni il Gruppo Cgm rappresenta la più articolata rete organizzata in forma non profit presente in Italia di servizi alla persona offerti direttamente ai cittadini per il 40% e in collaborazione con gli enti locali per il restante 60%.
  • Legacoopsociali – La associazione del settore delle cooperative sociali, all’interno di Legacoop
  • Federsolidarietà – La federazione delle cooperative sociali legate alla Confcooperative.

Il CNEL ha pubblicato nel gennaio del 2010 un importante documento sulle imprese sociali nel quale avanza una serie di “Osservazioni e proposte” di politica economica, finalizzate a sostenere la crescita e lo sviluppo dell’economia solidale e attarverso questa, anche di un equilibrato rilancio dello sviluppo in Italia ed in Europa. Infatti il documento recita: “Non vi è più dubbio che l’impresa sociale offra un modello specifico di impresa che assieme alle altre contribuisce ad una crescita più stabile e durevole, e al rafforzamento della democrazia industriale ed economica in Europa. “Un modello di impresa che non può essere identificato né sulla base delle sue dimensioni né del settore di attività, bensì sulla base del rispetto di valori comuni come il primato della democrazia, della partecipazione degli attori sociali, della persona e degli obiettivi sociali sul capitale, la difesa e l’applicazione dei principi di solidarietà e responsabilità, la conciliazione degli interessi degli utenti con l’interesse generale, il controllo democratico da parte dei suoi membri, l’adesione volontaria e aperta, l’autonomia di gestione e l’indipendenza rispetto ai poteri pubblici, l’allocazione della maggior parte delle eccedenze a favore del perseguimento di obiettivi di sviluppo sostenibile e dei servizi resi ai membri nel rispetto dell’interesse generale”.

Per scaricare il documento clicca qui.

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