BES…UN ACRONIMO, TANTE SFACCETTATURE!
Con la sigla BES si fa riferimento ai Bisogni Educativi Speciali portati da tutti quegli alunni che presentano difficoltà che richiedono interventi individualizzati non obbligatoriamente supportati da una diagnosi medica e/o psicologica, ma comunque riferiti a situazioni di difficoltà tali da far prefigurare un intervento mirato, personalizzato. Stiamo parlando nello specifico di alunni con funzionamento cognitivo limite, di alunni con DSA (disturbi specifici dell’apprendimento) o disturbi della coordinazione motoria, disturbi del comportamento, stranieri con difficoltà comunicativo linguistiche, situazioni di disagio familiare, ecc….
Dal 06/03/2013 la circolare ministeriale n.8 ha previsto degli strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e un’organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica. Tutto sembra logico e lineare, ma di chiarezza in tutte queste definizioni ce n’è ben poca.
Partendo dal presupposto che i BES rappresentano una problematica “nuova” solo sulla carta e che l’inevitabile collegamento tra i fattori sociali esterni ed interni alle istituzioni scolastiche ha modificato ed aumentato le modalità di manifestazione dei vari disagi di quest’ultimi, la prima cosa che viene spontaneo chiedersi è:
– CHI DECIDE CHE QUEL BAMBINO E’ UN “BES”?
– QUANTE SCUOLE SONO PRONTE AD INTERVENIRE REPENTINAMENTE ED ADEGUATAMENTE DI FRONTE A QUESTO TIPO DI PROBLEMATICHE?
Il passaggio dalla teoria alla pratica non è poi così immediato come si voglia far credere. Quello che sto cercando di dire è che i riflettori sono spenti da troppo tempo su una questione esistente da sempre ed ora che piano piano si sta cercando di trovare delle soluzioni efficienti ed adeguate, lo stato d’animo che si avverte all’interno dei plessi scolastici è di smarrimento, confusione e poca chiarezza delle procedure d’intervento. In una media generale in Italia su una classe ipotetica di 25 alunni almeno due di loro presentano problematiche relative all’argomento BES, un docente della scuola primaria al giorno d’oggi è sobbarcato da una didattica oserei dire esagerata: i programmi sembrano delle corse contro il tempo e mentre lo scopo principale dell’educazione scolastica si dissolve, qual è il risultato? Gran parte degli alunni della classe non riesce a stare al passo dell’insegnante, pochi se la cavano e i famigerati BES abbandonano la causa rinunciando ad un’impresa che solo apparentemente è molto più grande di loro. Di conseguenza l’autostima crolla, scende al livello minimo e si innescano atteggiamenti devianti, sbucano fuori all’improvviso ansie, comportamenti problema… E’ una vera e propria reazione a catena!
“L’alunno BES” si veste di panni che in realtà non gli appartengono: si sente incompreso, e molto spesso SOLO, di fronte a difficoltà che non è in grado di gestire. Gli interventi tecnici e specializzati, indubbiamente necessari, SE affiancati ad una didattica basata principalmente su un concetto di integrazione e coinvolgimento del gruppo classe, permetterebbero di facilitare e rendere possibile una didattica formativa ed inclusiva. Il mestiere dell’insegnante è molto complesso; al giorno d’oggi la maestra che ci spiega le operazioni o la grammatica non è più sufficiente, la società sta chiedendo qualcosa in più, il compito è senza dubbio arduo e pieno di insidie, ma con i giusti mezzi alcune cose potrebbero cambiare. Gli organi di competenza hanno il dovere morale di provare a fare tutto il possibile. Stiamo parlando di un vero e proprio lavoro di SQUADRA e per squadra intendo tutti: istituzioni, genitori, insegnanti, educatori di riferimento, equipe medica, compagni di classe.
La scuola è un universo delicato e molto complicato, non si pretendono miracoli da nessuno e tanto meno si esige sempre perfezione o eccellenza, forse sembra retorico ma molti personaggi famosi erano BES da piccoli, uno fra tanti è Albert Einstein e nonostante la dislessia ancora oggi parliamo di lui e della sua genialità…. ma questa ormai è storia vecchia. Quello che intendo dire è che questi ragazzi hanno molte cose da trasmettere, possono e vogliono offrirci il loro sapere, il loro modo di fare e noi dobbiamo assolutamente permetterglielo. Ricordiamoci però, ed è fondamentale per interagire con loro, che non avremo mai del succo d’arancia se stiamo spremendo un limone…
Azzurro Alessandra
NORMATIVA DI RIFERIMENTO:
- Direttiva 27 dicembre 2012 Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica
- Circolare MINISTERIALE 6 marzo 2013 n. 8
- Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”.
- Indicazioni operative Nota ministeriale Roma, 27 giugno 2013
- Piano Annuale per l’Inclusività Direttiva 27 dicembre 2012
- C.M. n. 8/2013 (Chiarimenti)